Il prelato ha inviato una missiva alle “autorità competenti di tutti i livelli”, rivendicando la legittima proprietà dell’edificio. Ieri un incontro con il governo locale, definito “una perdita di tempo”. Il dolore dei fedeli per i continui casi di espropri forzati, nonostante una legge del 2004 a tutela dei luoghi di culto.
Hanoi (AsiaNews) – Mons. Peter Nguyen Van Nhon, arcivescovo di Hanoi si schiera a fianco delle suore di Saint Paul, contro la decisione del governo di demolire il monastero della congregazione. In una lettera inviata alle “autorità competenti a tutti i livelli”, l’arcidiocesi rivendica la legittima proprietà dell’edificio e lamenta la violazione dei diritti legittimi dei cattolici, le cui rimostranze non vengono nemmeno considerate dall’amministrazione locale. Secondo il progetto, il complesso verrà abbattuto per far nascere un ospedale a cinque piani.
Nel comunicato diffuso ieri dall’arcidiocesi di Hanoi emerge che “dal 16 maggio scorso, l’arcivescovo Peter Nguyen Van Nhon ha inviato lettere di protesta al Dipartimento della sanità di Hanoi, all’ospedale di Saint Paul e alle autorità competenti a tutti i livelli, opponendosi alla demolizione del monastero Carmelitano di Hanoi”. Le religiose della Congregazione, aggiunge, hanno anche spedito “loro personali lettere di protesta” ai vertici governativi della capitale vietnamita.
Creata nel 1883, la Congregazione di Saint Paul di suore vietnamite ha la sua sede principale nel centro di Hanoi. La casa è stata confiscata nella sua quasi totalità dal governo comunista nel 1954; una piccola parte è stata concessa alle religiose che nel tempo hanno aperto un dispensario per i poveri, una residenza per bambini orfani e strutture di accoglienza per ragazze. Ora il governo ha approvato e iniziato in tutta fretta la demolizione, per costruire un edificio di cinque piani.
L’arcidiocesi di Hanoi, legittima proprietaria della struttura, sulla cui sommità si vede ancora una croce (nella foto) non è stata informata né consultata dalle autorità. L’ennesima violazione dei diritti dei cristiani ha causato rabbia e sgomento nella comunità vietnamita, che negli ultimi tre anni ha subito espropri e sottrazioni forzate di numerose proprietà dal regime comunista.
Ieri le autorità di Hanoi e la Commissione per gli affari religiosi hanno organizzato un faccia a faccia con delegati cattolici, per ascoltarne le “legittime aspirazioni”. Tuttavia, l’incontro è stato solo “una perdita di tempo” perché la costruzione, sottolineano i vertici cattolici, è tuttora in corso e non si segnalano compromessi o accordi con il governo.
L’Ordinanza sulle religioni promulgata nel 2004 stabilisce che “la legge protegge le legittime proprietà di tutte le fedi”. Ciononostante, non vi sono norme che definiscono con precisione come sono tutelate le proprietà e a chi spettano. Il problema è stato sollevato nei giorni scorsi anche dal card Jean Baptiste Pham Minh Man, arcivescovo di Ho Chi Minh City (cfr. AsiaNews, 23/05/2011 Arcivescovo di Saigon: Il governo rispetti la libertà religiosa), ed è questa la motivazione in base alla quale “molte proprietà cattoliche sono state espropriate ingiustamente”.
Nel comunicato diffuso ieri dall’arcidiocesi di Hanoi emerge che “dal 16 maggio scorso, l’arcivescovo Peter Nguyen Van Nhon ha inviato lettere di protesta al Dipartimento della sanità di Hanoi, all’ospedale di Saint Paul e alle autorità competenti a tutti i livelli, opponendosi alla demolizione del monastero Carmelitano di Hanoi”. Le religiose della Congregazione, aggiunge, hanno anche spedito “loro personali lettere di protesta” ai vertici governativi della capitale vietnamita.
Creata nel 1883, la Congregazione di Saint Paul di suore vietnamite ha la sua sede principale nel centro di Hanoi. La casa è stata confiscata nella sua quasi totalità dal governo comunista nel 1954; una piccola parte è stata concessa alle religiose che nel tempo hanno aperto un dispensario per i poveri, una residenza per bambini orfani e strutture di accoglienza per ragazze. Ora il governo ha approvato e iniziato in tutta fretta la demolizione, per costruire un edificio di cinque piani.
L’arcidiocesi di Hanoi, legittima proprietaria della struttura, sulla cui sommità si vede ancora una croce (nella foto) non è stata informata né consultata dalle autorità. L’ennesima violazione dei diritti dei cristiani ha causato rabbia e sgomento nella comunità vietnamita, che negli ultimi tre anni ha subito espropri e sottrazioni forzate di numerose proprietà dal regime comunista.
Ieri le autorità di Hanoi e la Commissione per gli affari religiosi hanno organizzato un faccia a faccia con delegati cattolici, per ascoltarne le “legittime aspirazioni”. Tuttavia, l’incontro è stato solo “una perdita di tempo” perché la costruzione, sottolineano i vertici cattolici, è tuttora in corso e non si segnalano compromessi o accordi con il governo.
L’Ordinanza sulle religioni promulgata nel 2004 stabilisce che “la legge protegge le legittime proprietà di tutte le fedi”. Ciononostante, non vi sono norme che definiscono con precisione come sono tutelate le proprietà e a chi spettano. Il problema è stato sollevato nei giorni scorsi anche dal card Jean Baptiste Pham Minh Man, arcivescovo di Ho Chi Minh City (cfr. AsiaNews, 23/05/2011 Arcivescovo di Saigon: Il governo rispetti la libertà religiosa), ed è questa la motivazione in base alla quale “molte proprietà cattoliche sono state espropriate ingiustamente”.